Non vi è alcun dubbio che il tartufo ricopra un ruolo importante all’interno del made in Italy. Un settore che affascina tutto il mondo dal valore che oscilla dai 5 ai 6 miliardi di euro all’anno. Financecommunity ha intervistato Giammarco Urbani, Amministratore Delegato di Urbani Tartufi, una delle principali aziende italiane conosciuta in tutto il mondo con alle spalle 170 anni di storia.
Durante l’intervisto, l’AD ha sottolineato come l’esport e l’apertura verso nuovi mercati sia un aspetto centrale per tutta la filiera, ma ha anche rimarcato quanto il mondo del tartufo sia legato agli imprevisti della stagionalità. E con il cambiamento climatico in atto, fatto di siccità e alte temperature estive, è facile imbattersi in stagioni non proprio ottime come quella appena trascorsa per il tartufo bianco, stagione distorta che è stata prolungata fino a gennaio con conseguente incertezza sulla domanda.
Nonostante i problemi legati al clima, l’AD ha sottolineato come il settore continui a registrare una crescita consolidata già all’inizio del 2023 con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente, soprattutto nei mercati emergenti dove la domanda è in crescita e la contaminazione di diverse culture sta portando il tartufo all’interno delle cucine di chef internazionali.
Ma quali possono essere i rimedi per far fronte al futuro?
Secondo l’AD, oltre ai meccanismi di conservazione industriale e i prodotti conservati, utili ad allungare la stagionalità, sarà necessario pensare al futuro di questa materia prima e a cosa fare per continuare ad assicurarne la reperibilità. A tal proposito, secondo Gianmarco Urbani occorre puntare sulla nascita di nuove tartuficolture, garantendo così un aumento della produttività naturale del tartufo attraverso tartufaie piantate sul territorio.
Potete leggere l’intervista integrale cliccando qui.
Fonte: Financecommunity.it